Rapporto: del sistema democratico nella Siria del Nord e dell’Est

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L’invasione turca della Siria il 9 ottobre 2019 ha dato avvio a un nuovo capitolo della guerra civile siriana e ha aperto nuove arene per i giochi di potere politico delle potenze regionali e globali. Mentre le forze armate turche (TAF) e le loro milizie proxy (mercenarie NdT) sono avanzate oltre confine, supportate da attacchi aerei e artiglieria, è diventato improrogabile rispondere alla domanda: “Che cosa c’è in gioco in Siria del Nord e dell’Est?” L’attenzione dei media internazionali diretta verso la Siria del Nord e dell’Est ha messo in evidenza il “tradimento” degli USA nei confronti delle Forze Democratiche Siriane (FDS) e il tragico costo civile dell’invasione. Tuttavia, al fine di comprendere appieno l’assalto turco alla Siria del Nord e dell’Est, è necessario comprendere il sistema sociale e politico unico per la cui difesa combattono le Forze Democratiche Siriane.

Le istituzioni civili che compongono questo sistema sociale e politico – con cui sono allineate le FDS – cercano di offrire una nuova direzione politica per il Medio Oriente presentando un modello di organizzazione sociale che si definisce rivoluzionario. Il progetto politico, che si auto-organizza attraverso il sistema “dell’autonomia democratica confederale”, è nato inizialmente dal movimento per i diritti dei curdi all’interno delle regioni a maggioranza curda della Siria settentrionale – comunemente nota come Rojava. Tuttavia, da allora il territorio si è ampliato fino a includere le regioni a maggioranza araba poiché le suddette aree sono state liberate dal califfato islamico per merito delle FDS. Questo progetto politico ha gettato le basi per una società democratica multietnica basata sulla parità di genere, sulla rigenerazione ecologica e potere sviluppato a livello locale (decentrato). Migliaia di attiviste e attivisti, ricercatrici e ricercatori e professioniste e professionisti siriani e internazionali sono arrivati nella regione a sostegno del progetto e per unirsi al lavoro delle sue istituzioni. E mentre era ancora nei suoi anni iniziali di sviluppo e aperta a legittime critiche per una serie di incoerenze e carenze, la “rivoluzione del Rojava” ha comunque fatto passi in avanti per dimostrare la fattibilità delle sue strutture.

Questo rapporto vuole delineare le strutture politiche e sociali della regione in Siria del Nord e dell’Est, nonché il contesto sociale e storico che modella queste strutture. Qui illustreremo lo sviluppo delle istituzioni dalla nascita dell’autonomia nel 2012, così come la progressione e l’adattamento di queste istituzioni a seguito della liberazione di regioni precedentemente sotto il controllo dell’ISIS, dal 2016 al 2019. Sebbene si evidenzino lacune tra teoria e pratica, l’obiettivo di questo rapporto non è quello di valutare se il progetto politico nella Siria del Nord e dell’Est sia stato un “successo”, ma di descrivere la situazione attuale e ciò che intende essere.

Alcune analogie possono essere segnalate con il sistema dei Caracoles degli zapatisti nella regione del Chiapas in Messico e con sistemi su scala ridotta come il progetto confederalista comunale FEJUVE a El Alto in Bolivia. Tuttavia per molti versi il sistema della Siria del Nord e dell’Est si avventura in un territorio politico inesplorato e, essendo già sopravvissuto più a lungo e avendo ottenuto più di quanto molti osservatori si aspettassero, la sua traiettoria futura non può essere predetta. Pertanto, per coloro che cercano di comprenderlo, l’analisi del sistema politico deve necessariamente dipanarsi nel territorio dell’ideologia e della storia che ha dato vita al sistema.

L‘invasione turca ha minacciato la sopravvivenza del progetto, in particolare nelle regioni occupate di Tel Abyad (Gire Spi), Sere Kaniye (Ras Al-Ayn) e nelle campagne circostanti, nonché nella regione di Afrin, occupata già dal 2018 dalle milizie sostenute dalla Turchia. Tuttavia, e nonostante la copertura mediatica eccessivamente emotiva che afferma il contrario, le istituzioni politiche e sociali rimangono intatte, funzionanti e autonome per il resto della Siria del Nord e dell’Est. Le persone intervistate localmente hanno sottolineato la loro volontà di proseguire il lavoro di costruzione del sistema politico anche continuando a difendersi dagli attacchi turchi. Al momento della pubblicazione – due mesi dopo l’inizio dell’invasione del 9 ottobre 2019 – vi sono segnali che, sebbene scosse e dilatate, le istituzioni locali e le persone continueranno a sviluppare il progetto politico che ha messo radici nel Nord e nell’Est della Siria.

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